L’autobiografia di Gianni Virgadaula costituisce un percorso di vita e di esperienze professionali, culturali e umane che – attraverso le vicende raccontate – ci fa rivivere trent’anni della vita dell’Autore e della nostra vita, sotto tutti i punti di vista e sotto tutti gli aspetti.

Piena di racconti, aneddoti, curiosità, esperienze più o meno significative o deludenti o laceranti, ma pur sempre importanti perché formative, essa si dipana come un lungo film, che inizia con l’approccio al cinema a partire dagli anni dell’infanzia e dell’adolescenza e si snoda nel corso del tempo, fino ad oggi, attraverso una serie di capitoli, che possono essere letti ciascuno come corpus a sé stante, dotati come sono di una loro autonomia, oppure come un unicum indistinto, come un vero e proprio romanzo unitario, denso di tanti fatti e avvenimenti, legati insieme, però, da un preciso tessuto connettivo, da un sottile e continuo filo rosso, che è sempre l’amore per il cinema.

Ed ecco incontri fondamentali: con Vittorio Gassman (di cui fu sempre amico) e Marcello Mastroianni, con padre Angelo Arpa e poi con Federico Fellini (di cui fu assistente nel film Ginger e Fred), e – soprattutto – con Nanni Loy e Pupi Avati, che ha seguito sui set di diversi suoi film, a partire da I cavalieri che fecero l’impresa: due registi per lui di fondamentale importanza, due punti di riferimento imprescindibile.

C’è poi il ritorno in Sicilia, dove spera di poter realizzare nella nostra terra ciò che altri, in passato, non sono riusciti a creare, tranne poche eccezioni (tra cui quella del principe Francesco Alliata di Villafranca, divenuto poi suo carissimo amico, con la sua Casa di produzione «Panaria Film»); si forma una famiglia (moglie e figlia), che, però, nonostante le aumentate responsabilità, non lo distolgono dal suo amore per il cinema; comincia a realizzare cortometraggi, a organizzare Corsi di Cinema e a realizzare incontri culturali presso la «Cittadella - Oasi» di Troina (Enna), con padre Luigi Ferlauto e Isidoro Giannetto (...)