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Ventu ca va
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Copertina del libro Ventu ca va
Editore: Edizioni Arianna
Pagine: 128
Prezzo: 12,00
ISBN: 978-88-98351-21-3
Luogo di pubblicazione: Geraci Siculo
Anno publicazione: 2013
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Recensione

Ventu ca va è una raccolta di 18 racconti che mescolano ricordi di vita vissuta a esperienze di
vita quotidiana. Sullo sfondo luoghi diversi: San Mauro Castelverde, paese d’origine dell’autore, Finale di Pollina, la Costa Turchina, gli Stati Uniti, il Messico, l’Australia; fatti di vita trascorsa, saperi di un tempo, sapori di antiche abitudini, ritmi lenti del passato e frenesia dell’apparire presente, memorie di allegre bricconate; personaggi appena incontrati e amici conosciuti. L’autore delinea piccoli bozzetti di una realtà vissuta e assaporata in tutti i suoi fuggevoli istanti, spunti di riflessione e scrigni di sapienza antica alla scoperta delle infinite possibilità di esistenza dell’animo umano.

" (...) Già il primo “quadro” (Ventu ca va) racchiude i tratti essenziali della vita comunitaria maurina: luoghi, persone con i loro nomi e i loro soprannomi, buon umore, burle e passatempi.
La ricostruzione della vita paesana si arricchisce di nuovi episodi e nuovi protagonisti nei successivi “racconti”, nei quali è possibile cogliere i primi nuclei di lessico locale: per esempio, un aggettivo come ncricchigliusa (che si legge in I survizzi e i survizzianti) è ignoto ai vocabolari e può spiegarsi come derivato da crìcchia, quindi: ringalluzzita e prepotente. In La ricota, invece, riemerge il rito della trebbiatura e dell’aia, con episodi di gustosa quotidianità. E nelle pagine che seguono (La notte delle ceneri) l’atmosfera del Carnevale, irripetibile nelle modalità fantasmagoriche di una volta. (...)" 
[dalla Prefazione del prof. Giovanni Ruffino, Università degli studi di Palermo]

"(...) La radice profonda dei racconti di Paolo è questa terra, è la saggezza contadina, è la burla popolare, l’emozione per un paesaggio mozzafiato come le gole di Tiberio, il patriarcale legame familiare, la fraterna ed eterna amicizia. Anche quando la scena si sposta nel limitrofo borgo costiero, di cui l’autore soffre la convulsa identità e soprattutto la stagionale e poco ecologica invasione dal capoluogo, o nelle corsie del policlinico palermitano, con una galleria di pazienti vero specchio di una società pluriforme e contraddittoria, è la saggezza popolare che filtra ogni descrizione ed ogni riflessione. (...)"
[dalla Postfazione di Angelo Ciolino]

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Data inserimento: Lunedì 05 Agosto 2013 22:59