Le memorie dell’anima, Roberta Hilde Lo Re

In libreria il terzo volume della Collana Risvegli.

Ecco un piccolo assaggio della qualità dell’opera e dei temi affrontati dalla nostra Autrice:

Verrà il momento in cui realizzerai che non ti serve l’amore umano, l’accettazione delle altre persone per sentirti pienamente felice.
Verrà il momento in cui il ruolo sociale sarà per te solo una farsa inutile adornata di stucchevole ipocrisia.
Verrà il momento in cui poter essere autenticamente sé stessi, senza finzioni di sorta, e sarà l’unica ricompensa a cui ambirai.
Quel momento in cui ti sentirai amata e in sintonia con il creato, anche se sarai materialmente sola, sarà il momento del risveglio illuminato e niente e nessuno potrà più offenderti o ferirti perché sarai oltre tutte le umane bassezze.

pagina 11

Una volta il mio insegnante di filosofia al liceo ci chiese cosa fosse per noi l’amore. Le risposte si accavallarono e furono le più disparate. Da bravi liceali le risposte ricorrenti si focalizzarono sull’amore passionale o comunque l’amore che lega una coppia.
Vidi il volto del mio insegnante spazientirsi, io mi percepivo come una tabula rasa nell’attesa che questa domanda fosse rivolta anche a me.
Quando lo sguardo interrogativo del professore agganciò il mio, per un attimo mi sentì spaesata, ma subito dopo risposi, d’istinto:

per me amare è prendersi cura”.

Ricordo ancora il curioso silenzio che ne seguì e lo sguardo piacevolmente meravigliato del mio insegnante. Senza nemmeno rendermi conto avevo toccato uno degli aspetti più rilevanti e meno noti del sentimento più antico e potente del mondo.
Non fu una risposta gettata lì a caso ma qualcosa che salì dal profondo e mi resi conto proprio in quell’istante che per me amare significava proprio questo: “prendermi cura”…
È sempre stato così, fin da bambina, quando sentii forte l’impulso di curare il gattino abbandonato per strada o dare conforto a qualche compagno d’asilo che piangeva disperatamente per l’assenza della mamma. Eppure ero solo una bambina.
La convinzione dell’amore è troppo spesso legata al possesso, all’esclusività, all’idea che se amiamo qualcuno quel qualcuno è integralmente nostro e ha il compito di trasformare la nostra vita in una favola, ha il dovere primario di renderci felici. Questo vale sia nei rapporti orizzontali (partner, amici) che nei rapporti verticali (genitori, figli). Appare abbastanza evidente che il fondamento del sentimento che chiamiamo amore è, invece, l’egoismo. E in questa visione non c’è spazio per l’idea della cura.
Nella migliore delle ipotesi la cura è finalizzata a qualcosa che ha un ritorno egoistico, ad esempio: mi prendo cura di una persona (amico, parente o partner) affinché quella persona possa poi ricambiare in qualche modo il mio sacrificio, perché prendersi cura è sempre visto come un atto sacrificale, e in effetti per certi versi lo è. Nel momento in cui ci prendiamo cura di un’altra persona, impieghiamo del tempo per questa persona sottraendolo ai nostri bisogni personali, ci aspettiamo che questa persona un giorno ricambi. Il famoso “do ut des”. Ed è questo il terreno fertile delle aspettative che condiscono i rapporti umani e da cui non si prescinde.
Aspettative che puntualmente vengono tradite ed ecco che arriva la delusione e il senso di tradimento connesso alla delusione.
È una catena di eventi e sensazioni che si ripetono sempre uguali a se stessi, cambiano i volti che ne sono protagonisti ma schemi comportamentali sono sempre gli stessi.
La cura, in realtà, è ben altra cosa e prescinde dalle aspet- tative. La cura è l’atto d’amore più alto e disinteressato.
Quando curiamo un animale ferito che incontriamo per strada e impieghiamo tempo e denaro per curarlo, ci aspettiamo che quell’animale torni da noi per ringraziarci? Assolutamente no, eppure lo facciamo per amore, per desiderio di aiutare o soccorrere, ed è un sentimento che vive per sé stesso, senza un prima o un dopo, senza un ritorno.
Ecco, questo è prendersi cura.
Nei rapporti umani le dinamiche sono decisamente più complesse, entrano in gioco i sentimenti, le paure, i traumi e non è così semplice prendersi cura, amare, in maniera disinteressata.
Pur tuttavia l’essere umano è nato (o è stato creato, se si preferisce l’espressione) per prendersi cura del pianeta che lo ospita; non per dominarlo o sottometterlo (come si legge in alcuni testi sacri) ma per curarlo e amarlo, affinché anche il mondo e le sue creature ci amino nonostante noi siamo dei pessimi gestori del progetto divino.
Se le dinamiche complesse ci rendono difficile se non im possibile avere rapporti disinteressati con gli altri esseri umani, limitiamo almeno il danno cercando di essere amorevoli con il mondo, i suoi elementi e gli animali.
Riuscire a prendersi cura di questo straordinario pianeta è già un modo superbo di esercitare il nostro potere curativo e auto-curativo, perché curando gli altri esseri, guariamo noi stessi.

pagg. 37-39

QUI IL LIBRO

Roberta Hilde Lo Re, autrice del libro Le memorie dell’anima, vive mille interessi: studiosa e appassionata di filosofia moderna e contemporanea, cultrice di teosofia steineriana, ha dedicato molti anni a una ricerca spirituale trasversale e antidogmatica, aperta a diverse chiavi di lettura della spiritualità e dell’oltre. Dopo aver trascorso una prima fase della vita come avvocato, sceglie la via della ricerca e dello studio, approfondendo e ampliando argomenti che fanno parte di un bagaglio culturale frutto soprattutto di ricerche personali. Questo è il suo primo libro, ma Roberta Hilde ha già partecipato a pubblicazioni di narrativa e saggistica.

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