Programmazione. La strada di un sogno – Intervista a Rosario Ilardo. Appuntamento a Cefalù

presentazione del libro a cura di Marcello Panzarella, Programmazione. Intervista a Rosario Ilardo. La strada di un sogno. 2 ottobre 2021

 

 

Sabato 2 ottobre 2021
Cefalù, Ottagono di Santa Caterina

Palazzo Comunale, Piazza Duomo, ore 17,00:

Presentazione del libro Programmazione. Intervista a Rosario Ilardo, a cura di Marcello Panzarella.

Interverranno
Rosario Lapunzina, sindaco del Comune;
Giovanni Iuppa, Presidente del Consiglio Comunale;
Arianna Attinasi, Nuccio Vara, Marcello Panzarella;
Lorenzo Ilardo;
Giovanni Cristina, introduzione e moderatore.

 

Al dott. Rosario Ilardo,
alla statura di un uomo capace
di immaginare, organizzare
e realizzare il sogno di una città più giusta, più avanzata, più civile.

In memoria.page19image47113984 page19image47108608page19image46583168 page19image46581248 

 

Il tempo non più recente, tra i primi anni ‘60 e la metà degli anni ‘80, in cui il dott. Rosario Ilardo è stato prima Assessore, poi Sindaco e infine Segretario Comunale a Cefalù, sono ricordati – ormai, ahinoi, da ben pochi – come quelli dell’introduzione di una modalità di approccio al governo della città del tutto nuova: quella del- la programmazione*, uno strumento di grande utilità, sufficientemente duttile e straordinariamente efficace per la migliore organizzazione delle attività di amministrazione più complesse, cioè quelle attinenti all’insieme coordinato degli impegni e dei progetti avvenire, indispensabili per lo sviluppo migliore e più equilibrato di tutta una comunità, dalla scala nazionale a quella locale. 

Conosciuta e appresa dal giovane Ilardo durante il corso degli studi universitari, approfondita durante quelli di perfezionamento, e adottata con la convinzione e l’entusiasmo di chi ne ha immediatamente individuato le potenzialità e il portato di innovazione, di efficienza consentita, di efficacia conseguibile, la programmazione costituì per il giovane laureato cefaludese una risorsa da applicare immediatamente sul campo delle sue prime prove professionali, amministrative e politiche. Lo fece con una dedizione, una convinzione e una costanza tali da ottenere – e, direi, a volte strappare – risultati che in un tempo tutto sommato molto breve assommarono a una mole impressionante di provvedimenti e di risultati concreti, tutti a favore della crescita armonica della città e del suo territorio. 

Oggi, che il contesto generale e locale è ben diverso, impaniato nella perdita totale delle capacità di visione e progetto di tutto un Paese, quell’esperienza merita di essere raccontata. Avvertendo la necessità di lasciare traccia di quella che ritengo sia stata una vera e propria epopea civile, inimmaginabile nelle condizioni attuali di conduzione della cosa pubblica, tre anni fa chiesi al dott. Ilardo se volesse raccogliere memoria di quegli eventi, rispondendo a una serie di domande che – sulla scorta della mia memoria adolescenziale di quel tempo e di quei fatti – io avevo preparato per lui, con attenzione parti- colare al rapporto tra la sua attività pubblica – amministrativa, dirigenziale e politica – e lo strumento della programmazione. 

Gli chiesi perciò un appuntamento, e andai a trovarlo. Gli porsi quasi subito il foglio in cui avevo raccolto le mie domande, e lui, pur con la vista già annebbiata dalla malattia, lesse con grande attenzione. Mi ringraziò con calore e partecipazione per aver avvertito quella necessità e per essermi rivolto a lui; discorremmo quindi a lungo del senso che dovesse avere l’intervista, del momento e delle ragioni che mi avevano spinto a sollecitargliela, e dell’attualità della cosa pubblica, locale e nazionale, come anche dei legami stretti se non tra questi e quella, sicuramente tra il clima locale e quello di tutto il Paese, aggravato dall’essere noi in questa condizione meridionale, di nuovo in forte arretramento. 

La lucidità della sua mente e la pulizia del suo interloquire, pur nell’amarezza della constatazione della perdita, attuale e forse irreparabile, di un tesoro di esperienza cui lui tanto aveva contribuito, mi colpirono e anche mi commossero. Ebbi, dalle sue parole, la conferma di ciò che già da adolescente, e poi da professionista, in più occasioni avevo potuto prima intuire e infine constatare: la consapevolezza di trovarmi davanti a un protagonista, un gigante direi anzi, che le circostanze della vita, le scelte personali, l’amore e la passione di cui era animato per la propria gente, avevano regalato, anziché all’intero Paese, a una città piccola ma notevole, prestandolo solo, a compimento della sua carriera – sempre con grande apprezzamento ed esito – ad ambiti molto più ampi e di responsabilità e prestigio ancora maggiori: un alto dirigente, colui che allo stesso tempo scruta ciò che è più vicino e ciò che è più lontano, capace di immaginare e fremente di progettare, in grado di indirizzare la politica, ma di agirla anche in prima persona. 

[dall’Introduzione di Marcello Panzarella]

 

 

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