Descrizione
Titolo: L’albero di gelso
Autore: Gaetana Anna Maria Restivo
Editore: Edizioni Arianna
Pagine: 280
Prezzo: € 12,00
ISBN: 9788899981822
Luogo di pubblicazione: Geraci Siculo
Anno pubblicazione: 2021
L’Albero di gelso è il simbolo attorno al quale si sviluppa la storia di due giovani innamorati, della loro famiglia, del loro paese, intrecciando una trama di ricordi che legano passato e presente inesorabilmente nell’ordito della stessa tela.
C’è tutto il cammino di una famiglia, dagli anni ’50 ad oggi, con una riflessione sugli effetti positivi del boom economico e lo sgretolamento e la decomposizione di questi nell’era della globalizzazione.
Un tempo qui c’era un albero… un grande albero di gelso.
Che festa quando l’hanno piantato! Ha visto costruire strade che prima erano sterrate, i binari della piccola stazione ferroviaria da cui sono partiti i nostri emigranti in cerca di fortuna.
Il trapianto di un albero ha sempre il fascino della presenza e dell’amore; potrebbe commemorare una data, un partigiano o un milite ignoto, caduto per difendere la sua famiglia e la sua patria. Mi chiedo perché lo hanno abbattuto… lo sento cadere sull’asfalto, vicino ai piedi dei suoi esecutori, poi il silenzio della gente attorno.
Rabbrividisco pensando ai milioni di baci che tanta gente ha inciso all’altezza del suo cuore, al sollievo della sua ombra sulla pelle di quelli che lo hanno cercato perché sotto a questo grande albero nessuno era mai veramente solo.
Ora resta un deserto triste attorno a quel tronco che per noi era un monumento alla felicità dei giorni semplici di chi ci ha cresciuti. Ormai è abbattuto ed il suo tonfo si trasferirà per sempre sulle nostre coscienze di uomini che si lasciano spogliare della propria memoria.
Non si poteva lasciarlo ad abbellire il triste parcheggio di cemento di questo ennesimo condominio? Chi non ha mai abbracciato un albero o non si è seduto alla sua ombra, non sente la vita che passa attraverso di esso. Abbattere il grande gelso è stato come negare il rispetto a quel passato fatto di sana e preziosa semplicità, di gesti di accoglienza, in un tempo che trascorreva a raccontarsi “iurnati sani”, perle preziose di un quotidiano che ha nutrito le nostre radici. Questa è la deriva dell’uomo mediocre, l’uomo del nostro tempo, che si nutre dell’effimero e si stupisce per il clamore di un secondo…e poi dimentica senza lasciare traccia. [pagg.240-242]