MARIANO CAMPO PRETE FILOSOFO DEL NOVECENTO
La Comunità ecclesiale di Caltavuturo presenta il libro:
MARIANO CAMPO. Il prete che interrogò Kant, di Santi Di Gangi.
L’evento, organizzato dalle Parrocchie SS. Apostoli Pietro e Paolo, Piazza Madre Chiesa e S. Maria Di Gesù, Piazza San Francesco, si terrà
Domenica 21 settembre 2025 – ore 16:00,
presso il Salone Fratello Sole – Piazza San Francesco, 5.
Porgeranno i saluti istituzionali:
don Saverio Martina, Parroco della Comunità Ecclesiale Caltavuturo;
prof. Salvatore Di Carlo, Sindaco del Comune;
prof. Salvatore Vento, Dirigente Scolastico del locale Istituto Comprensivo.
Interverranno:
ins. Maria Agnese Pia Li Puma, Assessore alla cultura;
prof. Luigi Romana, docente di religione;
prof.ssa Maria Antonietta Spinosa, docente di filosofia alla Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia;
prof. Pietro Attinasi, per la casa editrice Edizioni Arianna;
don Santi Di Gangi, già parroco di Caltavuturo, Autore del libro.
MONSIGNOR MARIANO CAMPO
FANCIULLO DI PRODIGIOSO IMPEGNO
SCOLASTICO NEGLI ANNI 1897 1901.
COLTIVÒ CON INTERESSE DI MAESTRO
I PROBLEMI DELLA FILOSOFIA NEGLI
ANNI DI PREPARAZIONE AL SACERDOZIO.
INSEGNÒ NELLE UNIVERSITÀ “CATTOLICA”
DI MILANO E “STATALE” DI TRIESTE E LA
SUA ATTIVITà DI STUDIOSO RIMANE IN
DIVERSE OPERE.
LA SUA SANTITÀ VIVE NEL RICORDO DI
QUANTI LO HANNO CONOSCIUTO E ORA NE
INDICANO IL LUMINOSO ESEMPIO ALLE
GENERAZIONI FUTURE.
CALTAVUTURO 4 12 1988
(Lapide collocata nella sede della scuola primaria intitolata a M. Campo)
L’attualità del pensiero filosofico e religioso del prete-filosofo è data anche dagli stimoli che possono suscitare, oggi più che mai, le sue valutazioni sull’allora nascente dibattito sull’Intelligenza Artificiale, espresse nel suo intervento al XXI Congresso Nazionale di Filosofia, sul tema L’uomo e la macchina, tenutosi a Pisa dal 22 al 25 aprile 1967.
In tale occasione Campo, così concludeva il suo discorso, interamente pubblicato nel volume del Nostro, con il titolo
Demitizzare gli ideologi della cibernetica (1967):
… L’uomo fabbricabile? Ci crederò, quando vedrò un robot di carne e di cellule nervose, quando lo vedrò crescere da germe ad organismo sviluppato, quando il prof. Somenzi darà a suo figlio in moglie una macchina cibernetica, quando, oltre che a godere e soffrire, la si potrà educare al diritto e al dovere, alla cultura e alla libertà, e non solo a calamitare qualche parola nel vocabolario elettronico, o a reagire con un riflesso condizionato. L’uomo automa non avrebbe, del resto, che stati predeterminati, scatti precisi: non facoltà in sviluppo, secondo la profonda concezione della metafisica antica, sopravvissute nei trascendentali della filosofia moderna.
Modificare l’uomo? Cosa possibile, certo! Tutto sta a vedere se non ne verranno dei mostri. La scienza osserva ogni parte minima, ogni giuoco funzionale particolare, e può sperimentarne l’alterazione: ma sarà egualmente signora del tutto?
Il tutto è affare della natura e della misteriosa Mente che la governa. Ora, anche verso la natura si deve Ehrfurcht: parola goethiana, di quel Goethe che nell’undicesimo libro di Dichtung und Wahrheit ci narrò la sua reazione giovanile di fronte al grigiore spettrale del macchinismo alla D’Holbach.
(Intervento del prof. Mariano Campo, cfr. Società filosofica italiana, L’uomo e la macchina. Atti del XXI Congresso Nazionale di Filosofia, Pisa 22-25 aprile 1967, Torino, Edizioni di “Filosofia”, 1967, 3 volumi, vol. III.)
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