Un percorso del Fare 4 – Verso una rinnovata cultura tecnologica, di Emanuele Walter Angelico, ricercatore all’Università di Palermo.
Walter E. Angelico pubblica il suo libro Un percorso del Fare 4 – Verso una rinnovata cultura tecnologica
Una novità editoriale nella collana Strade Percorse diretta da Santo Giunta.
In apertura una citazione del Prof. Vittorio Gregotti: “È ovvio riconoscere che l’architettura ha che vedere sia con lo spazio fisico in quanto lo occupa e lo definisce, sia con l’idea stessa di spazio.”
Il volume reca la presentazione del Prof. Giuseppe De Giovanni, nella quale si dà conto della sterminata attività di ricercatore, di pubblicista e di docente che tratta gli allievi, “quasi fossero suoi figli”, verso i quali egli si adopera per “trasmettere un sapere antico ma nello stesso tempo erecontemporaneo.
Nella prefazione della Prof.ssa Maria Luisa Germanà, dal suggestivo titolo “Dal peccato all’imperativo del fare: un percorso necessario”, pone l’accento sul
“fare architettura di cui scrive Walter E. Angelico, dal suo punto di vista di ricercatore che per molto tempo ha scelto di militare anche nella pratica professionale, interdetto a quanti optano per il tempo pieno dentro l’Università, secondo una norma che grettamente rispecchia l’idea del fare come peccato, segmentando nettamente la ricerca e l’insegnamento dell’Architettura rispetto a un fare architettura che affronta in prima linea le sfide della concretezza.”
Ma lasciamoci introdurre al testo con le parole stesse dell’Autore:
“L’architetto di ogni tempo, ha curato, assistito, programmato e progettato il territorio nei suoi aspetti funzionali ed estetici. Con il senno di poi ci si domanda ragionevolmente se questo avesse sempre fatto bene, occupandosi anche delle ricadute del proprio fare.
L’architetto si è proposto quale ‘regista’ e ‘cooordinatore’ delle trasformazioni della città e del territorio, ma non siamo certi delle sue operose facoltà verso l’ambiente.
Questo libro raccoglie alcune riflessioni rivolte alla tecnologia come scienza applicata, alla tecnologia edilizia come scienza del costruire e ai processi di trasformazione del pensiero in attività formative e produttive.
Crediamo che l’atto del costruire e del manipolare il territorio debba esser sempre atto nobile e responsabile.
Con ogni azione, ogni introduzione del proprio operato, l’architetto deve sempre domandarsi se le ricadute giustifichino la proprie azioni.
Per essere esteti e tecnici del proprio tempo ogni attore, regista o coordinatore di trasformazioni ‘deve’ oggi porsi lontano da velleità e costruzioni inutili e comunque agire in ogni circostanza con criterio e responsabilità.
L’assunto di questo libro ha origine da criteri e analisi disciplinari che guardano, con una nuova consapevolezza, il “Territorio dell’Architettura”e le sue modificazioni. Tutto non ritornerà mai più come prima.
Questa è la prossima sfida, perché gli errori si pagano in termini di ‘orrori’ perenni e sono esposti al giudizio di chi ne subisce gli effetti”
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