Descrizione
Titolo: Le sette innocenti frodi capitali della politica economica (seconda edizione italiana)
Autore: Warren Mosler
Editore: Edizioni Arianna
Pagine: 176
Prezzo: € 15,00
ISBN: 978-88-99981-76-1
Luogo di pubblicazione: Geraci Siculo
Anno pubblicazione: 2019
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Warren Mosler è una mosca bianca: economista autodidatta che non è un fanatico, investitore di successo che non è uno sbruffone, uomo d’affari con la vocazione dell’insegnamento e finanziere realmente impegnato per il bene pubblico.
Abbiamo lavorato insieme a testimonianze e ad articoli occasionali e posso affermare senza alcun dubbio che il suo contributo è sempre stato nettamente superiore rispetto al mio.
Molti economisti considerano la complessità un valore di per sé, basta dare un’occhiata alle moderne riviste di economia per averne la conferma. Una tesi del tutto incomprensibile può portare molto prestigio! Il problema, però, è che quando un argomento sembra incomprensibile è perché nemmeno la persona che ne sta parlando ne ha capito nulla. (Sono appena stato a Helsinki a un convegno con rappresentanti delle banche centrali europee ed economisti mone‐ taristi internazionali e dopo uno degli interventi ho chiesto ad uno stimato economista svedese quante persone secondo lui avevano seguito i calcoli. La sua risposta è stata “zero”.) La dote principale di Warren è la lucidità evidente. Riflette bene sulle cose con molta semplicità. (E lavora molto per raggiungere la semplicità, cosa non facile). Privilegia le metafore familiari, gli esempi di vita quotidiana, le sue idee si possono spiegare facilmente alla maggior parte dei bambini (per lo meno ai miei), a un qualunque studente universitario, a un qualunque operatore dei mercati finanziari. Soltanto gli economisti, con la loro radicata fedeltà alle idee fisse, hanno difficoltà a capirle. I politici spesso capiscono, certo, ma raramente si sentono liberi di esprimere le loro idee.
Adesso arriva Warren Mosler con il suo libriccino a illustrare le sue riflessioni su sette temi chiave riguardo i deficit e i debiti dei governi, il rapporto tra deficit pubblico e risparmi dei privati, quello tra risparmi e investimenti, la previdenza sociale e il deficit della bilancia commerciale. Warren le chiama le sette innocenti frodi capitali, ispirando‐ si a una frase coniata da mio padre per il titolo del suo ultimo libro. Il vecchio Galbraith ne sarebbe stato contento.
Il filo che accomuna tutti questi temi è la semplicità stessa. È che il denaro moderno è un foglio di calcolo elettronico! Funziona con il computer! Quando il governo spende o presta denaro, lo fa aumentando il saldo in conti correnti privati. Quando tassa, diminuisce il saldo di quegli stessi conti correnti. Quando prende denaro in prestito, sposta fondi da un conto di deposito a richiesta (chiamato conto di riserva) a un conto di risparmio (chiamato conto titoli). E questo è tutto ciò che succede in pratica. Il denaro che il governo spende non viene da nessuna parte, e non costa niente produrlo. Il governo quindi non può fallire.
Il denaro è creato dalla spesa governativa (o dai prestiti bancari, che creano depositi). Le tasse servono a farci desiderare più denaro, ne abbiamo bisogno per pagare le tasse. E aiutano a regolare la spesa totale, in modo che questa non sia maggiore rispetto ai beni disponibili ai prezzi correnti, il che potrebbe far aumentare i prezzi e causare inflazione. Tuttavia le tasse non sono necessarie prima delle spese e difficilmente potrebbe essere così, perché prima che il governo spenda non c’è denaro da tassare.
Un governo che prende denaro in prestito nella sua stessa valuta non dovrà mai dichiararsi in default a causa dei suoi debiti, per pagarli deve semplicemente aumentare gli inte‐ ressi sui conti correnti bancari di coloro che possiedono titoli. Un governo può solo decidere di dichiararsi in default – un suicidio finanziario – o (nel caso in cui il governo contragga dei prestiti in una valuta che non controlla) essere obbligato al default dalle banche che lo finanziano. Ma una banca statunitense pagherà sempre un assegno emesso dal governo statunitense, qualunque cosa accada.
E non è vero che il debito pubblico è un fardello per il futuro. Com’è possibile? Tutto ciò che verrà prodotto nel futuro sarà consumato nel futuro. La quantità di beni che sarà prodotta dipende dal livello di produttività dell’economia di un determinato periodo. Questo non ha nulla a che vedere con il debito pubblico odierno, un maggiore debito pubblico oggi non riduce la produzione futura, e se esso è motivo di un più saggio uso delle risorse oggi, può anche aumentare la produttività dell’economia in futuro.
I deficit pubblici aumentano il risparmio finanziario dei privati – è questione di contabilità, dollaro per dollaro. Le importazioni sono benefici, le esportazioni costi. Non contraiamo debiti con la Cina per finanziare i nostri consumi: un prestito che finanzia un’importazione dalla Cina è contratto da un consumatore statunitense presso una banca statunitense. La privatizzazione della Previdenza Sociale provocherebbe nell’economia soltanto un rimpasto della proprietà di titoli azionari e titoli di risparmio – trasferendo le attività rischiose ai più anziani e quelle più sicure ai ricchi – senza avere nessun altro effetto economico. La Federal Reserve fissa i tassi di interesse dove vuole.
Questi sono alcuni dei semplici principi illustrati in questo libriccino.
Inoltre, il testo include un’avvincente descrizione della formazione di un finanziere e un programma di misure per salvare l’economia americana dalla crisi dell’elevata disoccu‐ pazione. Warren farebbe ciò sospendendo l’imposta sul ruolo paga, dando ad ogni lavoratore americano un aumento dell’8%, dopo la tassazione; per mezzo di uno stanziamento pro capite ai governi statali e locali, per risanare le loro crisi fiscali; e con un programma di assunzioni pubbliche che offra un lavoro con un modesto salario a chiunque ne voles‐ se uno. Questo eliminerebbe pericolose forme di disoccupazione e ci permetterebbe di assumere i giovani, in particolare, in lavori utili.
Gli eroi di Warren, tra gli economisti a parte mio padre, sono Wynne Godley e Abba Lerner. Godley, un uomo meraviglioso scomparso di recente, aveva prefigurato molto di questo lavoro con i suoi “stock-flow consistent macroecono‐ mic models”, che si sono rivelati essere tra i migliori stru‐ menti di previsione per l’economia. Lerner è stato un sostenitore della “finanza funzionale”, ossia riteneva che le politiche pubbliche dovrebbero essere giudicate dai loro risultati nel mondo reale – occupazione, produttività e stabi‐ lità dei prezzi – e non dalle variazioni di budget e di debito. Anche a Warren piace invocare la Legge di Lerner, il princi‐ pio secondo il quale, nell’economia, non si dovrebbero mai fare compromessi con i principi, nonostante dovesse essere difficile per la gente capirli. Vorrei essere bravo come lui nell’osservare questo principio.
Nel complesso, questo libro è una lettura avvincente e altamente istruttiva: ve la raccomando calorosamente.
James K. Galbraith
University of Texas, Austin. 12 giugno 2010.