Descrizione
Titolo: Salvare l’Unione Europea. Liquidare l’euro
Autore: Beppe De Santis
Editore: Edizioni Arianna
Pagine: 160
Prezzo: 12,00
ISBN: 978-88-98351-22-0
Anno pubblicazione: 2013
“Un certo Azeglio Ciampi chiamò Berlinguer e gli disse che, se si fosse andati avanti con il discorso sulla moneta, tutti i figli della nomenklatura comunista che stavano negli uffici e negli studi delle banche sarebbero andati a casa.”
Chi parla è Nino Galloni, ex funzionario del ministero del bilancio, il quale all’inizio degli anni 80 dello scorso secolo, su incarico di una parte della Dc, tentava di prendere contatti con il Pci “per vedere se era possibile una linea di politica economica e monetaria differente da quella accettata dall’establishement della stessa sinistra democristiana e capire se nel Pci qualcuno fosse d’accordo.”1
La linea accettata dall’establishement era stata dettata dal Fondo Monetario Internazionale ed era quella di togliere agli stati la sovranità monetaria, costringendo gli stessi a ricorrere al prestito bancario privato per il loro fabbisogno di cassa, mediante la sola emissione di titoli di stato.
Grazie alla corruzione del quadro politico, con la messa a tacere anche della sinistra cattolica, socialista e comunista, il ministro Beniamino Andreatta nel 1989 potè togliere al Ministero del Tesoro l’esclusiva di emettere la lira, moneta nazionale che venne da allora, ma solo per un paio d’anni, “stampata” dalla Banca d’Italia, nelle more dell’entrata in vigore dell’euro, la cui competenza sarebbe stata assegnata alla Banca Centrale Europea (Bce), per effetto del Trattato di Maastricht.
Aldo Moro ci aveva già rimesso la pelle, assassinato 14 anni prima.
Così nacque l’euro, moneta, che mai va confusa con l’Europa, per il semplice fatto che non tutti gli aderenti all’Unione l’hanno adottata. Contrarie ne erano le menti più illuminate, quelle che paventavano l’impoverimento della popolazione, con la perdita della possibilità perfino teorica della “piena occupazione”, garantita invece dalle politiche keynesiane, pienamente accreditate nel campo democratico.
E mentre il coraggioso Nino Galloni combatteva la buona battaglia nei palazzi del potere, il popolo già soffriva:
Bella Europa! Bella Europa,
verrai per noi
come un tale Giuseppe Garibaldi
che ci illuse?
No, non ci illudiamo.
Ma Cristo, Cristo
non si arrabbiava mai?
E non fu Lui
a rovesciare i banchi della Borsa
nel Tempio di Gerusalemme?
Sono questi i versi finali della poesia “Bella Europa” che dà il titolo alla raccolta da me pubblicata per la Coop editrice Antigruppo Siciliano, Trapani, Palermo, New York, nel 1989, con prefazione di Nat Scammacca.”… [dalla prefazione di Pietro Attinasi]