Verità – Pietro Chichi

10.00

Categoria:

Descrizione

Titolo: Verità.
Autori: Pietro Chichi
Editore: Edizioni Arianna
Pagine:
120
Prezzo: € 10,00
ISBN:
978–88–89943-80-9
Luogo di pubblicazione: Geraci Siculo
Anno pubblicazione:
2012

 

    << Questo libro di poesia stimola a iniziare un discorso di sociologia e geografia letteraria, per andare nel complesso mondo della globalizzazione alla ricerca degli elementi che possano eventualmente tipicizzare l’ identità e l’appartenenza sociale e “locale” degli autori; elementi utili e stimolanti sia per il godimento estetico che per la comprensione intellettuale dei testi.
Un tentativo di indagine in tal senso è stato già effettuato con l’antologia Poeti nel Parco delle Madonie (Edizioni Arianna, Geraci Siculo, 2005) con l’intento autodichiarato in tale libro di “verificare la sussistenza e la consistenza di un qualche fondamento che autorizzi … a nominare la tipicità di una creazione poetica e culturale locale …”.
Qui l’identità geografica è data dal “milieu” dei palazzi residenziali della classe media palermitana, che nel secondo dopoguerra del Novecento, ha potuto “godere”, e ancora in parte gode, dei generosi servizi dei portieri di condominio, quasi tutti immigrati dai paesi della provincia.
Il poeta Pietro Chichi è uno di loro.
Uno cioè di quei contadini o braccianti senza terra (ma anche calzolai, falegnami, barbieri, bottegai e simili) espressione matura di una cultura materiale e immateriale, certamente non dominante, ma neanche poi del tutto subalterna, piuttosto divergente, libera, e tutto sommato non controllabile da parte dell’intellighenzia al potere, che non ha avuto probabilmente il tempo di omologarla, anche grazie alla scarsa scolarità degli interessati.
     Cultura che, proprio per il fatto di non essere appannaggio di gruppi sociali con tanto di membri laureati e diplomati, viene comunemente definita “popolare”, aggettivo non certo sinonimo di “inferiore”, né di “negativo”, quanto piuttosto indicativo di “altro” rispetto alla moda.
     Il poeta stesso non nasconde la funzione sociale del proprio ruolo di scrivere quel che gli “detta il cuore”, egli sa di generare piacere, commozione, accoglienza, o anche solo invidia tra i suoi per così dire colleghi di ceto.
     Egli sa di agire nel campo dei sentimenti e infatti dice:

il sentimento nemico del dolore;
volersi bene non è cosa da tutti
per me l’amicizia bene o male
è come l’albero carico di frutti.

     Egli ama il paese natio (Sei come un falco che si prende il sole /… ed io che son lontano il cuor mi duole) e confessa il suo pentimento per averlo abbandonato nella poesia Verità, illuminante esempio di forza evocativa di una lirica ritmata “popolare”, che nella semplicità della sua forma e rima disarma emotivamente il lettore/ascoltatore più diffidente e smaliziato:

A quei tempi io stavo in campagna
lavorando dall’alba alla sera
quella terra che è in alta montagna
si sta bene quand’è primavera.

Ma io mi sentivo infelice
volevo scoprire la città.
Poi un giorno qualcuno mi dice
che con lui mi porterà.

Le poesie oltre che in lingua sono anche in dialetto, e in alcune il “cuntu” diventa sapiente canto lirico, come in questi versi:

Pi cucinari c’era la stagnata
pi culapiatti avìanu ‘na curvedda
pi strina ci purtau so’ cugnata
‘na tegamera e puru ‘na patedda.

E ancora:

     La stanza di liettu era di ‘n ‘arcova
     du’ trispiti di fierru e tavuluna
     un materazzu di pagghia novu novu
che p’acchianarici c’eranu i scaluna.

     Memorie dolci di una gentile e mitica povertà rurale che contrasta con la malizia riscontrata dall’onesto portiere-poeta nel condominio palermitano; onestà da non confondere però con la stupidità.
E infatti, è questo il tema de La Trappola, Pietro Chichi, da bravo saggio e furbo contadino, sa come ‘ngagghiari / a stu latruni che m’ha fattu fissa, e scopre il ladro, che gli ruba i soldi, parando il laccio, con quegli attrezzi tipici, curduzza e cutiddazzu, in uso dai più esperti silenziosi bracconieri.

     Medesima fortuna il poeta non ha nel condominio in tempi di siccità:

Io che sugnu lu portieri
e in quattro io mi fazzu
tutta l’acqua si spartieru
e staiu nisciennu pazzu.

          Cu ‘a vulissi di matina
          cu’ a vo’ di pomeriggiu
          e pi mia è la rovina
          picchì c’è sempri litiggiu.

Tutti dunanu consigghi
comu l’acqua s’ha usari
ma la matri cu li figghi
nun ni vonnu sparagnari.

Ce l’ha fatta però a sopravvivere agli anni ed è felicemente ritornato nella sua
Geraci. >>

Pietro Attinasi, Presentazione.

 

 

Informazioni aggiuntive

Dimensioni 21 × 15 × 1 cm