Santi Di Gangi, Mariano Campo. Il prete che interrogò Kant.
Un libro che può aiutare il processo di beatificazione del sacerdote filosofo di Caltavuturo.
Da tanti atteso, finalmente il libreria e on-line il volume dell’autore castelbuonese mons. Santi Di Gangi, che ha avuto la fortuna di stare vicino, nel seminario di Cefalù al prete-filosofo, negli ultimi anni della sua vita. Era nato a Caltavuturo il 23/9/1892, ordinato sacerdote nel 1915, in Germania dal 1929 al 1939 (ricercatore studioso del pensiero kantiano), docente di Estetica nella Università Cattolica di Milano dal 1939 al 1954, Ordinario di Filosofia all’Università di Trieste dal 1954 al 1967, ritorno-ritiro a Cefalù nel 1972 dove morì il 29 gennaio 1977.
MARIANO CAMPO. Il libro esce a cento dieci anni dalla sua ordinazione sacerdotale, ed è il racconto della vita materiale, intellettuale, religiosa di un uomo in odore di santità.
E a tale proposito così si esprime il nostro autore:
Bisogna dare atto al vescovo di Cefalù Giuseppe Marciante, che ha intravisto in mons. Mariano Campo tutte le componenti per avviare il processo per la glorificazione di questo uomo della cultura e uomo di Dio. Egli ha attuato dei passi concreti per iniziarlo.
Il risultato dell’interrogazione che Campo fa a Kant ce lo spiega bene Di Gangi alle pagine 9-10 del libro:
<< La immersione “nel mondo implicito ed esplicito di Kant” ebbe laborioso compimento con la pubblicazione nel 1953 della Genesi del criticismo kantiano edito da “Magenta” Varese, che presentò al concorso per la cattedra. Ne fu vincitore in terna su trentanove candidati. Riportiamo il giudizio della commissione:
“L’opera di Campo, organica e ben condotta, insiste con risultati felici sul pensiero del ‘700, dalla tradizione wolffiana alla formazione di Kant. La vasta monografia su Wolff – Cristian Wolff e il razionalismo precritico – è molto analitica, valida e sicura anche a giudizio della critica tedesca, la migliore sull’argomento. Il volume sulla genesi del criticismo kantiano ci dà un lavoro di dotta e precisa analisi, condotta con lavoro esemplare ove ogni testo è collocato in un ambiente storico di cui si rintraccia il tono… Fra i candidati del presente concorso, Campo è fra quelli che hanno dato i più validi e seri contributi agli studi italiani di storia e filosofia”.
L’opera suscitò attenzione e interesse che permane tutt’ora, perché dà ragione del lavorio e della incubazione durata quattro decenni che sfociò in quel sistema che Kant stesso chiamerà “rivoluzione copernicana” e che senza la indagine storica di Campo risulterebbe inspiegabile germinazione e dottrina meno comprensibile. In occasione del tricentenario kantiano è stata annunciata da Morcelliana una imminente riedizione.
Questi essenziali riferimenti ci fanno comprendere il titolo dell’Ossevatore Romano nel numero del 28 gennaio 2012 riferito a Campo: Per quel prete Kant non aveva segreti.>>
L’attualità del pensiero filosofico e religioso del prete-filosofo è data anche dagli stimoli che possono suscitare, oggi più che mai, le sue valutazioni sull’allora nascente dibattito sull’Intelligenza Artificiale, espresse nel suo intervento al XXI Congresso Nazionale di Filosofia, sul tema L’uomo e la macchina, tenutosi a Pisa dal 22 al 25 aprile 1967.
In tale occasione Campo, così concludeva il suo discorso, interamente pubblicato nel volume del Nostro, con il titolo Demitizzare gli ideologi della cibernetica (1967):
L’uomo fabbricabile? Ci crederò, quando vedrò un robot di carne e di cellule nervose, quando lo vedrò crescere da germe ad organismo sviluppato, quando il prof. Somenzi darà a suo figlio in moglie una macchina cibernetica, quando, oltre che a godere e soffrire, la si potrà educare al diritto e al dovere, alla cultura e alla libertà, e non solo a calamitare qualche parola nel vocabolario elettronico, o a reagire con un riflesso condizionato. L’uomo automa non avrebbe, del resto, che stati predeterminati, scatti precisi: non facoltà in sviluppo, secondo la profonda concezione della metafisica antica, sopravvissute nei trascendentali della filosofia moderna.
19 Intervento del prof. Mariano Campo, cfr. Società filosofica italiana, L’uomo e la macchina. Atti del XXI Congresso Nazionale di Filosofia, Pisa 22-25 aprile 1967, Torino, Edizioni di “Filosofia”, 1967, 3 volumi, vol. III.
Modificare l’uomo? Cosa possibile, certo! Tutto sta a vedere se non ne verranno dei mostri. La scienza osserva ogni parte minima, ogni giuoco funzionale particolare, e può sperimentarne l’alterazione: ma sarà egualmente signora del tutto?
Il tutto è affare della natura e della misteriosa Mente che la governa. Ora, anche verso la natura si deve Ehrfurcht: parola goethiana, di quel Goethe che nell’undicesimo libro di Dichtung und Wahrheit ci narrò la sua reazione giovanile di fronte al grigiore spettrale del macchinismo alla D’Holbach.
Qui il libro.
Qui l’autore
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