Favola significa. Maria Rosaria Cammarata e Damiano Macaluso al Bastione di Cefalù. 28 aprile

Favola significa di Maria Rosaria Cammarata: presentazione aL BASTIONE di Cefalù, con Donne Prigioniere di Damiano Macaluso

Domenica 28 aprile alle ore 18,00 l’Associazione culturale Fuori Orario presenta al Bastione di Cefalù, Piazza Francesco Crispi 13-14 il libro di Maria Rosaria Cammarata Favola significa e la mostra fotografica Donne Prigioniere di Damiano Macaluso.

Interverranno con i due autori
Santa Franco, docente e scrittrice;
Mario Virga, fotografo e docente di fotografia;
Arianna Attinasi, Edizioni Arianna;

Saranno presenti l’Autrice del libro, e l’Autore della mostra.

 

SUL LIBRO
Lev Tolstoj amava dire, a chiunque avesse aneliti di scritture, questa frase essenziale: “se parli di Parigi sarai un provinciale, se parlerai del tuo villaggio diventerai universale”. Questo pensiero è la prima cosa che mi è venuto, collegando l’ambientazione della storia di Maria Rosaria Cammarata, leggendo il suo ultimo libro. Un microcosmo sparuto e recondito che, attraverso il suo linguaggio, le sue abitudini, i suoi comportamenti esistenziali, le sue virtù e le sue follie, diventa scenario dove parte dell’umanità può riconoscersi senza latitudini. C’è la violenza, c’è la sopraffazione, c’è la pazienza dell’aspettare, c’è la resilienza che oggi va tanto di moda, c’è la magia e il sogno, la sopportazione e la speranza, il silenzio e la molteplicità, l’inganno e l’ironia. Un melange articolato come una favola – non a caso è citato il re delle favole Giufà, saggio folle dall’ingenua arguzia risolutiva. Tutto questo fa parte del racconto, narrato nei vari episodi come acqua limpida, pronta a bersi e, onestamente parlando, senza indugiare nell’aforisma o nell’autocelebrazione di una cultura appresa. La semplicità è una conquista e l’autrice, consapevolmente, ne fa una storia semplice sapendo bene che l’arte sta proprio nel togliere, non nell’aggiungere altro che non serve.
[Carmelo Zaffora]

SULLA MOSTRA
Scopo di questo racconto fotografico, è rendere artistico ciò che di artistico non ha davvero niente richiamando l’attenzione di chiunque voglia soffermarsi a riflettere, sulla sofferenza più occulta. Spero di far aprire gli occhi a chi non riesce o non vuole vedere queste prigioni invisibili che spesso si celano dietro gli occhi tristi delle nostre figlie delle nostre madri o sorelle. E spero così di dare coraggio a queste prigioniere della paura a trovare la forza di liberarsi da queste catene che impediscono di parlarne così da potere ritrovare la propria libertà e ricominciare a vivere. [Damiano Macaluso]

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