Rosario Termotto a Cefalù.

Collesano dai Normanni alla fine del Feudalesimo (1063 – 1812) al Cinema Di Francesca.

Domenica 17 dicembre alle ore 10.30

Nell’ambito del progetto INCONTRI AL CINEMA, a cura di Giovanni Cristina e Franco Nicastro
le Associazioni “Amici del Cinema Di Francesca” e “Nico Marino”, con il patrocinio del Comune di Cefalù presenteranno il libro dello storico Rosario Termotto.

Interverranno Giovanni Cristina, Arianna Attinasi e Gabriele Marino.

Il libro, di oltre cinquecento pagine, è arricchito da numerosissime immagini fotografiche fornite da:
Vincenzo Anselmo, Pino Blanda, Rosario e Piergiorgio Cannatella, Nuccio Di Carlo, Marco Failla,Tommaso Gambaro, Nuccio Lo Castro, Archivio Francesco Scelsi, Giacomo Francesco Sciortino, Rosario Termotto, Salvatore Termotto.
In copertina un particolare dell’abitato di Collesano in un dipinto del 1688 raffigurante la Sacra Famiglia con S. Anna e S. Gioacchino, attribuita al sacerdote-pittore collesanese don Giuseppe Perdichizzi.
In ultima di copertina: Allegoria di Collesano, disegno del sacerdote collesanese don Giuseppe Cordone contenuto nel manoscritto di Rosario Gallo, Il Collesano in oblio.

Riteniamo utile, per la comprensione del valore che il libro può rivestire nel panorama culturale collesanese, madonita e siciliano, riportare interamente la “Premessa” con cui Termotto apre la narrazione di questa sua Storia di Collesano:

<< Collesano non dispone di molti studi specifici sulla sua storia generale, ma solo di numerosi articoli e saggi, di buon livello scientifico per la maggior parte, che concernono quasi esclusivamente il suo patrimonio storico-artistico o aspetti particolari di essa e del suo territorio.
A parte il libretto di Vincenzo Gallo Pontani del 1881, Collesano prima del dominio normanno, che riassume brevemente quanto allora era noto sulle antichità di Collesano, molto poco e opinabile stante la totale mancanza di ricerche archeologiche, la prima monografia storica su Collesano, rimasta molto a lungo la sola, è l’opera di Giuseppe Tamburello Collesano nella Storia, nella Cronaca, nei Diplomi con notizie topografiche, pubblicata ad Acireale nel 1893. Pur con qualche merito, soprattutto nelle testimonianze dirette dell’autore, anche quest’opera risente dei limiti della storiografia ottocentesca, finendo, a distanza di decenni, con l’apparire del tutto superata stante gli indirizzi della moderna storiografia e l’apparizione di numerose opere che fanno riferimento a Collesano; ma essa, per oltre un secolo, è rimasta la sola possibilità a cui rivolgersi per un approccio alla storia di Collesano, centro di antica fondazione e perciò stesso ricco di testimonianze e vicende storiche. Stranamente, l’autore utilizza soltanto per pochissimi riferimenti l’opera manoscritta di Rosario Gallo, Il Collesano in oblio, pur ricca di molti importanti documenti. Bisogna arrivare alla pubblicazione postuma (1995) della tesi di laurea di Egidio Panzarella del 1944-45, Il Comune di Collesano, per avere un’altra monografia storica su Collesano che utilizza, pure in maniera limitata, il manoscritto del Gallo e avvia utili ricerche di demografia storica sui documenti dell’anagrafe parrocchiale. Importanti testimonianze dirette dell’autore e uno sguardo attento sul territorio danno valore all’opera che ci spinge a riflettere anche su quanto impegnativa poteva essere allora una tesi di laurea.
Nella seconda metà del Novecento, i lavori di Angelo Asciutto su particolari aspetti della vita religiosa di Collesano (Casazza nel 1981, “Cerca” nel 2000, Settimana Santa nel 2018) e quelli di Tommaso Gambaro che, tra l’altro, ha curato il Catalogo della memorabile mostra del 1997-98 (La ceramica di Collesano dal XVII secolo a oggi) hanno cominciato ad arricchire la bibliografia storica sul nostro centro, che ora può anche vantare un accurato ed esaustivo studio di Marco Failla sul patrimonio decorativo in argento delle nostre chiese (Il tesoro della Chiesa Madre di Collesano. Storia, Arte, Liturgia, Fede, Geraci Siculo 2016), oltre che un’agile guida, curata dallo stesso, del 2017.
Discorso a parte merita il manoscritto Il Collesano in oblio del notaio-arciprete Rosario Gallo del 1736, meglio noto come Libro Rosso per via della copertina di color rosso che lo protegge, di fondamentale importanza per la storia di Collesano sia per i numerosi documenti che riporta, che per i Capitoli e i Privilegi di Collesano che contiene, nonché per le testimonianze dirette dell’autore. Rimasto per oltre un paio di secoli un misterioso e inaccessibile oggetto, custodito molto gelosamente nell’archivio parrocchiale che meritoriamente lo ha preservato da dispersione e danneggiamenti, molto a lungo esso sarà stato soltanto sfogliato e letto in parte da qualche sacerdote locale più curioso degli altri. Solo a partire dalla seconda metà del Novecento, esso è stato consultato da un numero crescente di studiosi che se ne sono avvalsi quasi soltanto per i suoi riferimenti storico-artistici.
Non sarebbe stato possibile realizzare questo mio lavoro sulla storia di Collesano senza un prolungato e approfondito studio di questo testo del Gallo che ho utilizzato per tutto quello che era possibile fare, dopo confronti con altri testi e attenta analisi critica, atteso il fatto che l’autore, oltre a riportare integralmente numerosi documenti e riferire su fatti documentati, accoglie anche alcuni, non molti in verità, avvenimenti avvolti da leggende senza sufficiente vaglio.
Oltre a ciò, in questa Storia di Collesano confluiscono i miei studi e le quarantennali ricerche archivistiche condotte in archivi di Collesano, Cefalù, Termini Imerese e Palermo, i cui esiti solo in parte sono stati resi. noti nelle mie precedenti pubblicazioni. Naturalmente, non ho mancato di consultare gran parte di quello che finora è stato pubblicato da altri autori che hanno anche soltanto sfiorato Collesano; ma grande importanza ha assunto lo studio di quanto hanno prodotto i maggiori storici italiani e stranieri contemporanei che hanno scritto sulla storia della Sicilia e riguarda l’obiettivo perseguito (Bresc, Cancila, Peri, Renda, Trasselli), senza trascurare i classici di sempre (Amari, Gregorio, Pirri) e le raccolte documentarie (Garufi, Mazzarese Fardella, Mirto).
Ovviamente, occorrerà ancora approfondire, allargare e magari smentire e modificare, con quanto verrà fuori nel corso del tempo, ma sarà necessario soprattutto indagare i fondi archivistici inesplorati che hanno molto da dire. Penso all’intero Fondo Moncada, per la parte relativa a Collesano, dell’Archivio di Stato di Palermo; al fondo del Tribunale del Real Patrimonio attinente ai Riveli locali (censimenti e dichiarazione dei redditi insieme) che consentiranno una vera “autopsia” di Collesano, quanto a distribuzione della ricchezza, ma soprattutto della povertà e della fame. Essi sono conservati nello stesso Archivio citato, che custodisce pure i documenti di due secoli di processi penali celebrati a Collesano prima della soppressione della feudalità del 1812 che presentano rilievo non solo per gli aspetti giudiziari, ma soprattutto per la ricostruzione della vita quotidiana.
Utili saranno ancora i documenti dell’Archivio Storico Comunale, quelli dell’Archivio Parrocchiale e quelli dell’Archivio Storico Diocesano di Cefalù, senza dimenticare che parte importante della storia di Collesano è tuttora sepolta negli archivi spagnoli, in quelli di Torino, di Napoli, di Roma e del Vaticano. Tutto ciò nella considerazione che nel corso degli anni cambia la sensibilità con la quale ci si approccia ai fatti storici del passato.
Si può dire che la storia non finisce mai, anche quella passata dalla quale si potrebbe apprendere parecchio nel perseguimento di un progetto di vita migliore per tutti, se non si volesse dimenticare, a volte rimuovere, e vivere l’effimero del contemporaneo. >>

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