L’eco del tempo. Poesia, vita e ricordi

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Descrizione

Titolo: L’eco del tempo. Poesia, vita e ricordi
Autore: Vanni Cancilleri
Editore: Edizioni Arianna
Pagine: 48
Prezzo: 10,00
ISBN: 9791280528599
Luogo di pubblicazione: Geraci Siculo
Anno: 2024

Cara lettrice e caro lettore
è vero che a diciotto anni si sta bene,
ma anche a cento non è male.
Ringrazio di cuore per la gradita
dimostrazione di affetto.
Auguro tutto il bene possibile,
vi 
raccomando, riguardati.
Con affetto,
                Vanni Cancilleri 2024

Giovanni Giuseppe Bruno Cancilleri
nasce a Como il 16 novembre 1924. Conosciuto come «Vanni», fin da piccolo inizia a sperimentare il suo talento poetico. Primogenito, condivide la vena artistica con sua sorella Giuseppina.
Per sua scelta maestro di professione. Durante gli anni scrive numerose poesie e molteplici acrostici, attraverso i quali riesce a esaltare, con grande capacità oggettiva e una notevole ricchezza lessicale, la realtà che lo circonda.

Questa raccolta rappresenta un piccolo omaggio all’Io poetico di Giovanni Cancilleri.
Le poesie e gli acrostici contenuti nel libro sono il ritratto della sua vita, della sua saggezza nonché della sua grande capacità di osservare il mondo con occhi curiosi e spirito libero.
I versi che seguono sono il frutto degli eventi, delle sensazioni e dei desideri che, nel suo “secolo di vita”, hanno inevitabilmente influenzato la penna del poeta. Le rime, altresì, sono la manifestazione tangibile del suo essere eclettico e della sua capacità di descrivere, con un’eleganza quasi innata, le diverse esperienze che nella sua vita è stato chiamato ad affrontare e di cui vuole lasciare memoria ai posteri.

                                            La Famiglia

Postfazione

Qualche pensiero alla fine del libro. La poesia non finisce mai di stupire.
E infatti, terminata la lettura/ascolto dei versi di Vanni Cancilleri, si rimane come sospesi in un etereo “cloud”, dove regna una tenerezza infinita, derivante dall’essenzialità delle figure umane, degli oggetti e degli eventi accostati l’un l’altro nelle varie composizioni.
Personalmente mi va di segnalare la grandezza del nostro “nonnino centenario”, che si è ostinato finora a tenere na- scoste le sue poesie, e che consiste in una esperta narrazione musicale, caratterizzata dalla successione di parole e versi apparentemente “leggeri”, perché appartenenti al linguaggio comune, ma tali da incidere sull’attenzione del lettore che ne viene catturato per la qualità delle emozioni suscitate. Ci si immedesima insomma ben presto con lui.
Prendiamo ad esempio l’incipit di uno dei testi per così dire “sociali”.
Dice il poeta, subito dopo il titolo

È … realtà:

Decenni che si sogna, / lo svincolo di IROSA! / iniziato
parecchi lustri orsono.

Egli è infatti di Blufi, rinomata porta di ingresso al Parco delle Madonie da quando “lo svincolo di Irosa” sull’auto- strada Palermo-Catania, è diventato realtà.
Ci sono discorsi lunghi e retorici che meglio di queste semplici parole, così come le ha combinate l’anima poetan- te, possano esprimere la gioia per l’evento?
Ed è la gioia sincera, non allegria di facciata, come quandoù

Autorità svariate / e popolo festante, / si portano sul posto, /… con buffa pomposità / politici eminenti / tagliano il ‘nastro’.

E se con Irosa ci troviamo nel terzo millennio, vediamo, con quanta grazia e risolutezza, il giovane poeta negli anni quaranta del secolo scorso invitava candidamente le ragazze al piacere di un bacio:

Pascetevi ragazze dell’amore / or che vezzose e giovinette siete, / che, se in età decrepita verrete / non troverete un cane che vi baci

lasciando magari intendere di volersi trovare tra i fortunati prescelti.
Tenerezza, dunque, da non confondere però con “mollezza”. Anzi.
Nelle avversità infatti il poeta si lascia accarezzare dalla speranza, sentimento stimolato dalla ragione, la quale agisce nel gioco pur doloroso delle domande e delle risposte:

Ho detto al core, / al mio pover core / perché dunque sperar? / se è andato amore? / Ed egli m’à risposto: / “devi saper che chi non spera muore.

La speranza, ci dice così brillantemente Cancilleri, è la tenerezza che attraverso la ragione porta alla vita. È la virtù che, se vogliamo sfuggire alla violenza della morte, dobbiamo saper coltivare, lasciandoci indurre dal senso del dovere che ci impone il sapere.
La morte infatti è un evento che gli umani, pur dotati di immani poteri, non devono procurare, né a se stessi né ai simili propri.
E Cancilleri, poeta ma anche maestro, dimostra di sentire il sapere come un dovere “pedagogico”, tanto che maieuticamente, cercando conforto per la propria disgrazia, oggetto del suo cantare poetico, ci mostra cosa vuol dire farsi “auto-maestro,” mostrandoci in trasparenza il suo percorso di salvataggio. Molto bello!
Lasciamo a questo punto al lettore il piacere di continuare da sé nel rinvenire nel libro, magari con una seconda lettura, situazioni e contenuti del pensiero emotivo del Nostro, dei tanti correlativi oggettivi di cui è intessuta la silloge.
Non possiamo però fare a meno di dare, per concludere, un cenno alla classicità formale, che richiama per certi versi il D’Annunzio, riscontrabile nelle primissime produzioni poetiche, quelle degli anni quaranta del Novecento!
E quanto al contenuto, in tale ambito, difficilmente può passare sotto silenzio il grido patriottico

O Sicilia, mia cara Sicilia, martoriata da mille tormenti (…).
Non trascurare l’apprezzabile abilità e godibilità dell’acrostico sull’AMICIZIA.

Grazie, Nonnino!
                                                 Pietro Attinasi

 

 

 

Informazioni aggiuntive

Dimensioni 21 × 15 × 1 cm