Descrizione
L’idea di scrivere un libro di racconti brevi, a più voci femminili, ispirati in vario modo al personaggio della Sibilla, nasce nel mese di Settembre 2014, nel contesto della IV edizione del Festival Naxoslegge. In quei giorni, infatti, è stata celebrata a Giardini Naxos la cerimonia di gemellaggio tra Cuma, odierna Pozzuoli, prima colonia greca d’Italia, e Giardini Naxos, prima colonia greca di Sicilia. Su questo incontro, come su tutto il festival, è aleggiato, da subito, lo spirito della Sibilla, profetessa a tutti nota, di certo anche solo per le reminiscenze di letture scolastiche virgiliane.
Proprio da questa suggestione siamo partiti per orchestrare il nostro viaggio a più voci, un modo di scrivere che, se da un lato salvaguarda la individualità di ognuna delle scrittrici che partecipano al progetto, dall’altro, nell’idea di uno scrivere, per così dire, “in comune”, sublima la singola identità, proiettandola in una luce diversa, impersonale, arcana, proprio come si addice alla Sibilla.
Nel VI canto dell’Eneide la Sibilla ha il compito di iniziare il pius Enea alla conoscenza “altra”, alle ultime verità, in una sorta di apocalisse che svelerà all’eroe i fini ultimi del suo viaggio, della sua stessa esistenza e dei destini di Roma. La Sibilla apre le strade, favorisce la rottura dei livelli, è figura liminare, colei che guida nei riti, senza i quali nessuno può osare compiere dei passaggi, colei che consegna ad Enea il ramo d’oro dell’investitura, “involvens vera oscuri – avviluppando in parole oscure la verità”. Quello della Sibilla è un gioco a nascondere che è anche, soprattutto, un gioco a svelare e ri-velare, con quel potere che è solo della parola, che può essere a un tempo potente guaritrice e tremenda giustiziera. Facciamo nostra e vi consegniamo la felice definizione della studiosa Sabina Crippa: “Sibilla è figura della parola, di una sapienza che vince ogni limite di spazio e tempo, attraversando la cultura occidentale, quale mito di una voce profetica femminile”.
Ascoltando questa voce dal tempo e attraverso il tempo, come anelito pulsante nei sotterranei del nostro sordo occidente, abbiamo voluto dare una penna alla Sibilla, anzi dieci penne, tante quante sono le scrittrici coinvolte nel progetto: Licia Cardillo di Prima, Marinella Fiume, Daniela Gambino, Asma Gherib, Simona Lo Iacono, Clelia Lombardo, Anna Mallamo, Beatrice Monroy, Nadia Terranova, Lina Maria Ugolini.
Dieci, perché dieci, secondo il canone codificato da Varrone nel I sec. a.C., sono le Sibille conosciute, connesse ad altrettanti centri del mondo ellenistico-romano.
Ognuna delle nostre scrittrici, fedele alla propria cifra stilistica, si farà voce e penna per la Sibilla, strumento di un sapere antico, che è poi un sapere delle donne, quello che spesso vede e anti-vede, quello che può far luce, laddove ci sono le tenebre, che abbraccia in sé, con generosa potenza, il senso primo e ultimo delle cose e, quando si fa voce o canto, riesce a sublimare quelle stesse cose, altrimenti condannate alla dimenticanza.
L’incontro con la Sibilla è un evento straordinario che, certo, nella tradizione, come è giusto che sia, tocca solo ad eroi ed iniziati. Per una volta, tuttavia, ci piace immaginare che la voce della Sibilla possa essere ascoltata da tutti, viatico per guardare oltre.
Questi dieci racconti possono essere letti così, come dei varchi di piccola, grande sapienza, residuo di una luce che proviene da lontano ma che può, se solo noi vogliamo, accompagnarci nel nostro viaggio che, ci auguriamo, non sia solo un meccanico, orizzontale cammino.
Un ringraziamento sia all’editrice Arianna Attinasi che ha aderito da subito all’iniziativa, sia ad Angela Scandaliato per i suoi versi ispirati – di sibillina fattura – che fanno da esergo al volume, sia a Marcella Brancaforte che ha sintetizzato nell’immagine di copertina, con la consueta maestria, lo spirito gioioso e comunitario del nostro progetto.
Fulvia Toscano