Damiano Cosenza Camminatore solitario alla Feltrinelli di Palermo

Il camminatore solitario Damiano Cosenza alla Libreria Feltrinelli di Palermo.
Presentazione.

Giovedì 26 settembre alle ore 18:00, alla libreria Feltrinelli di Palermo, via Cavour 133, Arianna Attinasi e Tommaso Romano presentano il libro di Antonio Fiasconaro, Il camminatore solitario. Damiano Cosenza: 24272 km a piedi per le strade del mondo

Italia

Camminando con filosofia

Tutto ha inizio nel lontano 1980, l’anno dopo il suo pensionamento an‐ ticipato grazie ad una legge sugli invalidi di guerra, quando Damiano decide di intraprendere a piedi l’itinerario dal Santuario di Santa Rosalia sul Monte Pellegrino di Palermo – decantato da Goethe come il più bel promontorio del mondo – al Santuario della Madonna di Castelmonte a Cividale del Friuli, ai confini con l’ex Jugoslavia.

Il camminatore-filosofo ha una spiccata predilezione per i peripatetici, cioè per i pensatori dell’antica Grecia che consegnavano i loro pensieri pas‐ seggiando sui porticati dei templi e delle scuole. Ma se i peripatetici rimanevano pure sempre legati ad un piccolo ambito di movimento, Damiano, per pensare, riflettere, cercare se stesso, ha bisogno di un grande movimento.

Così mette in spalla uno zaino ed un sacco a pelo e in quarantacinque giorni di marcia percorre 1.900 chilometri compresa la traversata a nuoto dello Stretto di Messina. Partenza da Palermo l’1 giugno 1980, arrivo al Santuario di Castelmonte il 16 luglio.

Un giorno in uno dei tanti pomeriggi trascorsi con lui in redazione ebbe a dirmi al momento di tracciare un primo bilancio delle sue avventure che lo hanno portato nei luoghi più sperduti e impensabili del mondo: «Sai Antonio, il raid compiuto per l’Italia è stata una passeggiata turistica rispetto a quello che ho compiuto negli anni successivi».

Perché questa scarpinata lungo lo Stivale? Un voto, una scommessa? A dir il vero nel mettere a confronto questi due Santuari c’è una ragione: il Monte Pellegrino è stata la sua “palestra” per prepararsi atleticamente e mentalmente a questa impresa e il Santuario della Madonna di Castelmonte, era un nome che gli era rimasto dentro dal tempo della II Guerra Mondiale che ha fatto in Friuli. Del promontorio palermitano il camminatore solitario conosce ogni angolo, anche i più nascosti. I sentieri meno battuti dagli stessi palermitani che ci vanno a fare la gita per le feste comandate e la domenica. «Il Monte Pellegrino è la mia passione», mi disse.

A 57 anni ha compiuto un’impresa, impensabile per uno della sua età che è stata ripresa persino da RaiUno al momento della sua traversata a nuoto dello Stretto di Messina: la diretta andò in onda durante il telegiornale delle 13,30.

Verso la fine di giugno giunse a Roma, ospite di suor Santina a poca di‐ stanza dal Vaticano. Della sua presenza e della sua impresa che stava compiendo venne informato addirittura Papa Giovanni Paolo II che lo ha voluto conoscere personalmente e lo ha trattenuto a colloquio privato come fosse stato un capo dello Stato. Il Pontefice meravigliandosi per quel‐ lo che stava compiendo e soprattutto per aver attraversato lo Stretto a nuoto gli disse: «Sono cose molto rischiose alla nostra età!» e lui rispose: «Santo Padre cerco a modo mio l’uomo, sicuro di incontrare, in modo più completo, Dio». Alla fine del colloquio il Pontefice gli impartì una speciale benedizione.

Quando Damiano arriva in Toscana, a Firenze, mostra tutti i segni della sua straordinaria impresa: le vesciche ai piedi che si erano riaperte strada facendo. Ogni passo era una fitta dolorosa, un calvario, come il sale sulla carne viva.

«Ho stretto i denti, mi sono riposato più del solito e mi sono imposto di non cedere, di rispettare il tragitto che avevo segnato sulla carta geografica che mi portavo appresso. Ho finito con il vincere; mi sono ritrovato un mattino con le forze necessarie per rimettermi sul ciglio sinistro della strada maestra».

Il camminatore-filosofo giunse a Castelmonte il 15 luglio alle 12,20 ad accoglierlo i frati del Santuario ed amici e parenti venuti da San Martino al Tagliamento, paese natio della moglie Regina Del Bianco. Dallo zaino estrae un involucro che ha portato per 45 giorni fin da quando lasciò il San‐ tuario di Santa Rosalia, a Palermo, alle 11 dell’1 giugno. Si tratta di una stampa a colori raffigurante Santa Rosalia, Patrona della città di Palermo. Volere come potere, insomma. O scoprire se stessi nella sofferenza fisica e nel timore di venire meno ad un impegno. Tutto questo, e forse altro ancora, nel viaggio sulla strada di questo inconsueto filosofo.

«Questo viaggio non era stato pensato come un’avventura, d’altronde in Italia che genere di avventure avrei dovuto trovare? Volevo sperimentare tante cose: la mia capacità, la mia tenacia, il mio adattamento. La difficoltà maggiore che mi si presentava sempre era proprio la decisione di agire, cioè l’inizio, il resto poi è venuto da solo. Capii anche che la scelta di vita era anche una scelta di volontà e, dopo la mia prima esperienza, la ricompensa è stata proprio nell’avere realizzato il mio sogno. Mi accingo a compiere un’impresa nella quale posso fallire, però se fallisco non avrò rimpianti, perché posso dire che ci ho provato. Cosa mi spinge ad intraprendere in solitaria questa marcia? Non lo spirito esibizionistico, non lo spirito com‐ petitivo. Ma con chi? Con tutti gli uomini della mia età? Certamente lo spi‐ rito d’avventura ha la sua parte, ma non solo questo. In questo pellegrinaggio voglio vivere un periodo di tempo in piena libertà; voglio vivere in un rapporto psicologico uomo-natura, il desiderio di mettere alla prova me stesso, il desiderio di riflettere senza alcuna influenza, il piacere di fare il bilancio della mia vita, una ricerca di me stesso. Porsi sempre una meta, non adagiarsi quando si è raggiunta, perché chi si sente arrivato è un uomo veramente vecchio. Non sono giovane, ma ancora non sono geloso della giovinezza». Così Damiano scriveva il prologo al suo diario di viaggio.

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