Maruzza a Trapani

Trapani GIOVEDì 15 OTTOBRE ore 18.00 presentazione del libro MARUZZA, di Vincenzo Muscarella alla Libreria mondadori.

Appuntamento con Maruzza, il secondo romanzo di Vincenzo Muscarella, a Trapani, Libreria Mondadori Bookstore, Via Avvocato Giuseppe Palmeri 13,
giovedì 15 ottobre alle ore 18.00.

Interverranno
Prof. Francesco Virga, relatore;
Liliana Sinagra, letture
Vincenzo Muscarella, autore.

Maruzza è il primo romanzo della trilogia TRI MATRI, dedicata a tre madri siciliane emigrate in America le cui figlie muoiono arse vive nell’incendio della fabbrica di camicette Triangle Shirtwaist Factory: New York il 25 marzo 1911.

Vincenzo Muscarella, scrive Camillo Scaduto su I Love Sicilia, “conferma le sue non comuni doti di autore attento e capace di destare quelle forti emozioni che ciascun lettore curioso e sensibile cerca in una storia raccontata. Perché nel suo incedere schivo ed elegante Muscarella sa portare avanti il non facile gioco del coinvolgimento, un’alchimia riservata a pochi autori…”) .

La prefazione al libro è di Francesco Tornatore.

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Incipit:

U tanfu d’arsu, ancora non avvertibile ai più, non sfuggì alle narici sensibili di Maruzza Cappone mentre indaffarata, nell’angolo cucina del modesto bilocale all’ultimo piano della palazzina all’incrocio tra Cherry Street e Catherine Street, china sui fornelli, stava finendo di preparare the dinner, in attesa che Ciccio – ormai Frank – e la figlia Pinuccia – per tutti Josie – rientrassero dal lavoro.

Anche se i tepori della primavera, arrivata solo da pochi giorni, iniziavano a farsi sentire nei freddi pomeriggi new‐yorchesi, i piccoli falò di cassette e ceste per riscaldarsi non erano infrequenti tra i vicoli e le stradine del quartiere appena fuori Little Italy. Maria, quella notte, aveva fatto un brutto sogno e, sapendo Gabriele e Rosellina fuori per strada, stava comunque sul chi va là.

Nonostante fossero passati ormai parecchi anni dal loro arrivo in terra americana, dopo la traversata dell’oceano durante la quale insieme ai suoi quattro figli aveva visto la morte con gli occhi, si era fatta nel tempo sempre più diffidente e apprensiva.

Più per istinto che per un’effettiva preoccupazione, prima diede un’occhiata dalla parte interna – nessuna traccia di fumo – poi percorrendo la piccola stanza attigua si sporse affacciandosi dall’unica finestra a petto che dava sulla strada principale. Volse lo sguardo in entrambe le direzioni: nulla d’inconsueto. Poi, come ogni volta, non poté evitare la solita espressione di meraviglia nel soffermarsi ad ammirare l’imponente e monumentale mole del primo pilone del Manhattan Bridge che, sfidando le leggi della fisica, sembrava ergersi come dal nulla sulle e dalle quiete acque dell’East River.

Nel frattempo, all’incrocio tra Cherry Street e Catherine Street, data l’ora di fine giornata, il caotico intrecciarsi di uomini, donne, mezzi trainati da cavalli e macchine a motore s’infittiva sempre più.

Vide i marciapiedi a tratti ridotti a budello, ristretti dalle fila di bancarelle piantate ai bordi, ancora ricolme di frutta, verdure e mercanzie di ogni genere e dai colori variegati; i carretti degli ambulanti in sosta, fermi a riposare a fine giornata, accanto a taluni vecchi hansomcab, posteggiati alla rinfusa, confusi tra i taxicab a motore e qualche raro darracq in attesa di clienti. Il serpeggiare della gente, che si apprestava a fare ritorno alla propria casa, frenata a ogni piè sospinto dall’insistente offerta degli strilloni dei giornali della sera, freschi di stampa, o delle rimanenti cartelle di numeri delle lotterie di quartiere, si faceva sempre più frettoloso e convulso.

Sulla strada il lento procedere degli ultimi residui omnibus trainati dai cavalli si contrapponeva al veloce avanzare dei nuovi tram sulle rotaie, il cui stridente cigolio delle ruote si confondeva con il dolce suono degli organetti a manovella, sovrastato dal rimbombante spernacchiare delle nuove Ford Lizzie.

Il borbottio dei fagioli che ribollivano nella pentola sul fuoco la richiamò; Maruzza, prima di rientrare, un po’ sconcertata, annusò di nuovo l’aria e u tanfu d’arsu lo sentì più intenso, riguardò fuori ma non vide nulla di diverso.

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dello stesso autore: Damiana

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