Mi trovavo alla stazione – Michele Salviani
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Quella che leggerete è una storia onesta, semplice e comune. È una storia d’altri tempi, ma per certi aspetti attuale più che mai. Mi verrebbe di chiamarla “L’amore ai tempi del lavoro”, parafrasando Marquez, di fronte al quale mi inchino con profondo rispetto e timore. Dicevo che è una storia comune perché accomuna più di una generazione, la quale partita dalla Sicilia in cerca di fortuna trova anche l’amore e giustamente realizza se stessa nella sua interezza naturale, benché oggi non sia più così naturale, trovare l’amore! Questa storia diventa universale per i valori e i problemi che riporta nel dipanarsi degli eventi: il lavoro, l’amore, la famiglia, l’emigrazione, il nord, il sud, l’integrazione. Il tempo dell’emigrazione è ricominciato o non è mai finito. L’amore è diventato difficile forse a causa della crisi dell’uomo, tout court e non solo dell’economia, ma rimane senz’altro un elemento indispensabile nella vita di ogni persona. Il divario tra nord e sud esiste sempre e ahimè non sempre si incontrano persone aperte, pronte ad accogliere i forestieri, soprattutto se stranieri, come in questi ultimi tempi. Vedi i fatti di cronaca, con protagonisti immigrati. Senza volerlo, probabilmente, Michele Salviani, attraverso il suo racconto semplice, dà vita a una riflessione umana e sociale attuale, seria e direi nostalgica per alcuni e invidiabile per altri. Io ho cercato di trascrivere fedelmente i suoi pensieri, provando tenerezza e forse invidia per “Michele” che ha avuto il coraggio di partire e nel giro di pochi giorni cambiare la sua vita e splendere il sole sulla sua esistenza, prima mortificata dalla mancanza di lavoro. Ma chissà forse non è mai troppo tardi per partire e cambiare!
Lunga vita a Michele, coltivando sempre le emozioni e la poesia, sia nella vita che nella scrittura.