Descrizione
Titolo: Se tutti vanno via.Liborio Baldanza 58683 mecanicien.
Un operaio siciliano da Sesto San Giovanni a Mauthausen
Autore: Giuseppe Vetri
Editore: Edizioni Arianna
Pagine: 200
Prezzo: € 18,00
ISBN: 9791280528056
Luogo di pubblicazione: Geraci Siculo
Prefazioni di
Dario Venegoni, presidente ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati);
Giorgio Oldrini, giornalista e scrittore, sindaco di Sesto San Giovanni dal 2002 al 2012,
attuale direttore di Triangolo Rosso;
Angelo Ficarra, presidente vicario ANPI Palermo;
Luigi Iuppa, sindaco del Comune di Geraci Siculo.
In quarta di copertina lo ricordano i suoi compagni dei Cantieri Navali di Palermo con le parole di Franco Foti, segretario FIOM.
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“Se tutti vanno via non rimane più nessuno a portare avanti la battaglia contro il fascismo”.
Con queste parole Dimitri, il figlio (nella foto) di Liborio Baldanza commenta la decisione del padre di non fuggire dal balcone di casa a Sesto San Giovanni, la notte tra il 13 e il 14 marzo 1944, quando quattro fascisti, con la polizia che aspettava in strada, andarono ad arrestarlo nella qualità di operaio della Breda accusato di “Organizzazione e istigazione allo sciopero; atti di sabotaggio contro la Repubblica Sociale Italiana mediante interruzione della produzione”.
Decisione presa per non lasciare la moglie e il bambino nelle mani dei militi neri e poi in quelle dei tedeschi.
Da quel momento il calvario di Libero (questo il suo nome di militante antifascista clandestino) non fu altro che lavori forzati per le SS nel campo di concentramento nazista finalizzati alla sua soppressione fisica, nell’ambito del programma di “Eliminazione del Cancro della Lombardia” da parte dei tedeschi.
Lui, ex operaio già operaio dei Cantieri Navali di Palermo, che così oggi lo ricordano nelle parole di Franco Foti, segretario della FIOM aziendale:
“Liborio Baldanza, metalmeccanico, antifascista, difensore degli ideali di libertà, de‐ portato nei lager nazisti.
Nato a Geraci Siculo, cittadina della provincia di Pa‐ lermo, a 16 anni inizia a lavorare ai Cantieri Navali Riuniti di Palermo e vi rimane fino alla chiamata al servizio militare. Dopo il congedo si trasferisce a Milano e lavora in diverse aziende metalmeccaniche.
In quel clima totalitario e repressivo inizia la sua lotta antifascista insieme ai compagni di lavoro boicottando il regime e organizzando azioni di sabotaggio. Nel 1943 partecipa al primo grande sciopero delle fabbriche sestesi che nei giorni successivi si allarga anche alle fabbriche di Milano e della Brianza.
Nel marzo del 1944 è tra gli organizzatori dello sciopero generale che vede l’adesione di oltre 200 mila operai. Alla fine di 8 giorni di sciopero viene arrestato e deportato insieme a centinaia di lavoratori.
Il 3 aprile 1945 una colonna di deportati è costretta alla “marcia della morte”, un trasferimento a piedi tra i campi di concentramento di Hinterbruhl e Mauthausen per essere eliminati nei forni crematori, in modo da non lasciare testimonianze all’imminente arrivo degli alleati. Liborio Baldanza viene assassinato durante il trasferimento.
Per ricordare Liborio, un uomo che ha lottato per i diritti e la libertà, due anni fa è stata posta davanti al Cantiere Navale di Palermo una pietra d’inciampo dell’artista tedesco Gunter Demnig, occasione per inciampare, fermarsi, riflettere e fare memoria e non ricadere nei tragici errori del passato.
Franco Foti, segretario FIOM Cantieri Navali Palermo
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“Nel complesso dei campi nazisti i deportati italiani che erano stati schedati nel Casellario Politico Centrale furono oltre 560, e ben 320 di loro non fecero ritorno a casa. La deportazione politica non fu infatti – contrariamente a quanto qualcuno incredibilmente sostiene – frutto di mera casualità: i Lager furono uno degli strumenti attraverso i quali fascisti e nazisti cercarono di eliminare i propri nemici, di stroncare ogni opposizione. Le vittime dei Lager sono “Caduti della Resistenza” a pieno titolo. Questa ricerca lo dimostra, attraverso la vicenda umana di Liborio Baldanza, che morì davvero, come aveva scelto, da Libero: perché riuscirono a stroncarne il fisico, ma non le idee. La sua figura, oggi così rigorosamente raccontata, si aggiunge alla galleria degli uomini e delle donne che ancora oggi ci indicano la strada dell’impegno.”
Dario Venegoni, Presidente (Aned) Associazione Nazionale Ex Deportati (dalla Prefazione).
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<< Riteniamo che col suo “Se tutti vanno via”, l’autore Giuseppe Vetri, pur con saggia discrezione, apra una delle pagine più importanti della Storia Italiana. Quella della partecipazione della Sicilia alla lotta di liberazione dal Fascismo. E viene da chiedersi perché ciò avviene oltre settanta anni dopo.
Ritengo che una indicazione il prof. Vetri ce la abbia già voluta dare con le frasi che seguono:
“Liborio trascorre l’infanzia in un contesto sociale di emigrazione: uomini, donne, minori, famiglie che partono ogni mese da Geraci per procurare “un pezzo di pane” ai tanti figlioli e cominciare a “vivere da cristiani”.
“Tra il 1895 e il 1906 moltissimi gruppi famigliari perdono componenti di tutte le età. Emigrano anche alcuni Baldanza e il cognome si diffonde in varie regioni italiane, in USA, in Argentina. Una Mrs. Baldanza è stata segretaria del presidente americano Obama”.
Sì, tra il 1895 e il 1906 moltissimi gruppi famigliari perdono componenti di tutte le età. Emigrano.
È il dramma della conclusione terribile ed amara della Storia dei “Fasci Siciliani”. Il primo grande movimento di lavoratori in Italia. Il primo grande movimento di lavoratori in Europa dopo la Comune di Parigi. Movimento che vide una straordinaria partecipazione delle donne stroncato nel sangue per volontà della monarchia sabauda e dal Crispi in uno scellerato connubio con elementi della mafia.>>
Angelo Ficarra, presidente Vicario ANPI Palermo.
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Per Geraci Siculo, che gli ha dato i natali, per la comunità geracese, la storia di Liborio Baldanza rappresenta un’inaspettata quanto grande eredità morale e civile.
Come molti dei nostri concittadini, nei primi del Novecento, ha lasciato il paese, trasferendosi a Palermo insieme alla sua famiglia d’origine in cerca di lavoro e condizioni di vita migliori, si è costruito un mestiere solido, quello di metalmeccanico, ed è partito per il Nord, dove avrebbe messo a frutto le sue abilità. Ma la sua tempra lo ha portato a fare di più. Lottando sul posto di lavoro tra le fila del Partito Comunista, svolgendo clandestinamente attività sindacale e poi militando attivamente contro il fascismo, ha difeso strenuamente quella libertà in cui ha sempre creduto.
Profonda gratitudine va al prof. Giuseppe Vetri che con la serietà, l’impegno e la grande sensibilità che lo caratterizzano, ci ha restituito, in questa pubblicazione, la figura di questo nostro concittadino.
Al prof. Vetri siamo anche debitori della possibilità avuta di conoscere e incontrare Dimitri Baldanza, figlio di Liborio, che ringraziamo parimenti, il quale in un momento pubblico organizzato a Geraci Siculo in occasione della posa della pietra d’inciampo ci ha regalato un commovente ricordo di suo padre.
Luigi Iuppa, sindaco del Comune di Geraci Siculo
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È molto bello che un libro ricordi la figura di Liborio Baldanza, così come è stato molto significativo che negli anni scorsi il Comune di Geraci Siculo e Palermo abbiano ricordato questo loro figlio emigrato giovanissimo al Nord, operaio, comunista, antifascista, deportato, morto a Mauthausen.
È importante questo libro del prof. Giuseppe Vetri, così come il ricordo della terra natale di Baldanza, per almeno due motivi. Il primo è che in questo modo è stato come celebrare un viaggio di ritorno alla casa natale di questo uomo che aveva dovuto lasciare la sua Sicilia per cercare lavoro e una vita migliore al Nord. Possiamo dire che finalmente Liborio è tornato alla sua prima casa, con l’affetto e la nostalgia positiva che questo comporta.
Il secondo motivo sta in due versi del poeta cubano Roberto Fernandez Retamar, che io amo molto, e che recitano così: “Se qualcuno è morto per la mia libertà voglio conoscere il nome e il cognome di chi è morto per me”.
Il libro del prof. Vetri ci restituisce non solo il nome e il cognome di Liborio, come del resto hanno fatto le Pietre d’inciampo posizionate a Geraci Siculo e a Palermo, ma anche la sua storia, insieme originale e collettiva.
Giorgio Oldrini, giornalista e scrittore, sindaco di Sesto San Giovanni dal 2002 al 2012, attuale direttore di Triangolo Rosso
Pietra d’inciampo
Geraci Siculo (Pa)
Via Vento angolo Corso Vittorio Emanuele.