Mariella Caruso, I colori delle parole. Presentazione video YouTube

I colori delle parole, Licia Cardillo Di Prima – Mariella Caruso – Vivi Lanzara – Francesca Luzzio – Stefano Lo Cicero.

Prosegue la presentazione del libro con video sul nostro canale YouTube con l’autrice Mariella Caruso.
Suoi cinque racconti contenuti nell’antologia I colori delle parole.

Ginka (“Il più piccolo dei cuccioli si faceva spazio per giungere alle mammelle e abboccarne una, tra il folto pelo giallastro di Ginka, la cagna che il signor Tonj aveva strappato alla morte.
Una mattina il signor Tonj era uscito solo e non con la sua barboncina Nanà. Di solito la cagnetta riccioluta e bianca lo seguiva balzandogli intorno e leccandogli ora la mano destra, ora la sinistra, in segno di affetto e di amicizia.
A tutti era nota la predilezione del signor Tonj per gli animali con i quali riusciva ad intrattenere dei veri e propri colloqui“…);

Il canarino, (“Avevo un canarino giallo-arancio, con le zampette rattrappite e un anellino a un dito a significare le sue origini.
Il suo becco adunco, color avorio, era sempre in movimento o per cantare o per beccare. Spesso lo strofinava nelle sbarre della gabbia, credo fosse per pulirlo.
Lo chiamavo Chiccolo per via del chicco di miglio che continuamente beccano.
Chiccolo viveva dentro una piccola gabbia celeste appesa ad una parete del mio soggiorno.
Certo il cielo era lontano da lui, non poteva né percorrerlo, né riempirlo col suo canto. Mi dispiaceva tenerlo in una posizione così infelice, ma non avevo altre soluzioni. Fuori non potevo lasciarlo per via di un grosso gatto che gironzolava tra le tettoie. Così lo portavo sul balcone solo quando io ero in casa e potevo controllare la situazione“…);

Un nido in città (“Nella facciata di un vecchio palazzo alla periferia della città, un gruppo di rondini aveva trovato rifugio in un foro creatosi per corrosione. Durante la primavera e l’estate prima che avvenisse la loro migrazione in paesi più caldi, allietavano l’aria con i loro cinguettii mattutini e con i loro voli formavano delle stupende coreografie, simili a quelle degli aerei quando si esibiscono. Poi tutte le sere, indisturbate, si accovacciavano vicine l’una all’altra dentro il loro nido e lì trascorrevano la notte; talvolta vi facevano delle soste anche durante la giornata tra un volo e l’altro.
Un giorno cominciarono i lavori di ristrutturazione del palazzo, come aveva deciso il Comune, per dare più decoro alla città…“);

Stellina (“Non si direbbe che Stellina fosse nata per far luce insieme alle sue sorelle nel cielo. Un’agitazione incontrollabile la prendeva al primo segno della sera. Sembrava una di quelle stelline di carta argentata che si appendono agli alberi di Natale, tanto oscillava e si rivoltava ora da una parte, ora dall’altra. E quando la luna le si metteva vicina, lei con un salto era già fuggita dietro la cima di un monte. Le sue sorelle maggiori si davano un gran da fare per farle dare un contegno: “Stellina, mettiti qua! Stellina, non saltellare sui tetti! Stellina, sii paziente fino al mattino”…
Non poche persone infatti nelle notti serene volgevano lo sguardo al cielo stupite da uno spettacolo insolito e preoccupante. Sembrava che Stellina da un momento all’altro dovesse cascare giù…“)

La lettera della Befana (Come tutti i bambini, Luca che ha sette anni e frequenta la seconda elementare con ottimi risultati, aspetta con ansia l’arrivo della Befana. Finalmente giunge il giorno dell’Epifania e Luca, appena sveglio, mentre ancora stropiccia i suoi occhi, vede sul comodino la sua bella calza rossa. Non gli sembra vero: l’apre con ansia e passa di meraviglia in meraviglia nel vedere i bei doni che la Befana gli ha regalato. Dopo si è recato a casa dei nonni e ha cominciato a raccontare: – Sai, nonna, io l’avevo sentita questa notte la befana che mangiucchiava i biscotti e grattava sul tavolo. La sera ho lasciato una tovaglietta apparecchiata con una tazza di latte e dei biscotti per farglieli trovare. Così si usa a Civitavecchia, vero nonna? Appena sveglio, sono corso in cucina per andare a controllare ho visto che la Befana aveva bevuto il latte e mangiato i biscotti. Mi ha lasciato questa bellissima ed enorme calza rossa, tutta piena di nastri. La calza più bella della mia vita. Quante cose buone ci sono dentro! Guarda nonna, c’è anche una macchina e guarda questo: è una lettera della Befana…”)

Introduce Arianna Attinasi. Sua la canzone Ovunque lascerò un sorriso che funge da colonna sonora.

 

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