Maruzza, di Vincenzo Muscarella. Bookperformance a Petralia Soprana 10 marzo

Racconto in musica e parole del romanzo di Vincenzo Muscarella Maruzza, con cui inizia la trilogia “Tri Matri” ispirata all’incendio della fabbrica tessile newyorkese nel 1911 in cui persero la vita 146 operaie per lo più immigrate, tra cui tre ragazze di Cerda.

Venerdì 10 marzo 2023 ale ore 17.00
presso l’Aula Polifunzionale.
Interverranno:
Pietro Macaluso, sindaco del Comune;
Concetta Giamblanco, Presidente FIDAPA Petralia Madonie;
Vincenzo Muscarella, autore del libro;
Leggeranno:
Liliana Sinagra e Arianna Attinasi.
Interventi musicali di Francesco Giunta.

Qui il libro.

Maruzza è il primo della trilogia di romanzi “Tri Matri” dedicati a Maruzza, Antunina e Marietta, le madri delle tre ragazze di Cerda arse vive nell’incendio della Triangle Shirtwaist Factory, avvenuto a New York il 25 marzo del 1911 in cui perirono 146 persone di cui 126 donne. Anche se ispirati da accadimenti realmente avvenuti e da persone esistite, i fatti e i personaggi della storia sono frutto esclusivo della fantasia.
Attraverso le immaginarie vicissitudini delle tre madri, si vuole raccontare e analizzare il contesto sociale, economico e politico della nostra terra di Sicilia sul finire del secolo diciannovesimo che costrinse, e talvolta spinse, prima gli uomini e poi le loro donne coraggiose e orgogliose ad emigrare, sole e con i figli al seguito, verso l’America. Maruzza, insieme alla storia d’amore tra la protagonista e il suo uomo, esplora le relazioni difficili tra due famiglie di ceti opposti.
Il romanzo è ambientato a Cerda negli anni a cavallo del 1900 e racconta di Ciccio, il figlio del farmacista, che si innamora di Maruzza, figlia del contadino più povero, e la sposa con la classica fuitìna. Il padre, Don Vincenzino, fa di tutto per metterli in difficoltà, per poi, con la complicità del trafficante di uomini del paese, costringerli a migrare verso la Merica. La conclusione del romanzo potrà sembrare sospesa, non è un caso; si tratta del primo della trilogia e poiché i destini di Maruzza, Marietta e Antunina s’intrecciano tra loro, le storie troveranno i rispettivi epiloghi nell’ultimo libro.

Il romanzo gode della prefazione di Francesco Tornatore, di cui riportiamo il brano conclusivo:

” … È un romanzo intriso di orrore per la disuguaglianza, di indignazione per le ingiustizie. E non manca di una tesi politica amarissima ma che ha il pregio di fondarsi sulla realtà nuda e cruda (dunque modificabile): è un errore grossolano attribuire prevalentemente alle istituzioni la responsabilità delle ineguaglianze e iniquità; è nei comportamenti delle comunità, nei contrasti tra i ceti sociali e anche tra i singoli individui che si devono cercare le ragioni primarie degli accidenti. Combatterli occorrerebbe! Con le idee e con l’organizzazione. L’uso del condizionale è dovuto, in quest’epoca di disincantata sfiducia sull’impegno politico e perciò di delega ai capetti. Diventerà fumo e carbone tutto quanto prende fuoco. I resti anneriti. Non ci può essere dubbio. Eppure il colore di Pinuccia/ Josie, Santina/Sophie, Rosina/Rosie, non ci riesce di immaginarlo, orrendo com’è. Somiglia (forse è uguale?) a quello di coloro che non nel fuoco sono immersi ma nell’acqua.
Ci dice tante cose Maruzza. Che conosciamo quel partire, quell’andare per il mondo. E, per chi vi riuscì, quel tornare. Per raccontare. Non ai figli, i quali avevano visto e avrebbero preferito di no. Ai nipoti: ignari. Ai pronipoti che si cerca di ingannare, allora e ora, per fortuna senza successo, in questa malinconica Europa che si è ridotta a essere più piccola di un paese del palermitano.
È identico il colore. Non orrendo, stavolta. Questi dei barconi sono vivi (prima di annegare). E il Mediterraneo non è un palazzo che si possa chiudere con un catenaccio.
Per credere a quel che ci viene raccontato non è necessario sapere che l’ispirazione Muscarella l’ha avuta da storici sommovimenti autentici e inarrestabili. Lo vediamo di questi tempi noi stessi. Partenze di famiglie intere. “A cercare fortuna”. E se trovassero un girone infernale a forma di grattacielo triangolare, come il Triangle Shirtwaist, nelle lettere ai parenti parevano/parranno convinti di essere al traguardo.
Quanti ne morirono quella volta si sa. A quanto ammontano i crocifissi di tutte le volte, no. Né si sono mai visti gli storpi sopravvissuti. E se potessimo fare ai personaggi quello che essi fanno a noi? Comunicare. Dire loro. Emozionarli. Saremmo tentati di spiegare a Maruzza che il romanzo è un’invenzione. Che si tratta della fantasia di Muscarella trasferita sulla carta del libro.
Che insomma non si deve preoccupare e tanto meno spaventare… Non riusciremmo alla prova. Sarebbe una bugia, nemmeno pietosa. Non la potremmo consolare riportandola dalla immaginazione romanzesca alla realtà. Perché il fatto a New York City è veramente accaduto.
Incuriosiscono due assenze. Nell’elenco delle procedure di ricamo non è compreso il punto riso. Inoltre, nel tratteggio da gran disegnatore che ci mostra le fattezze di Maruzza, non ci viene detto di che colore abbia gli occhi, sebbene sia lo sguardo la via  dell’ innamoramento.
È una chance che Muscarella, meritevole di gratitudine, ci concede. Il punto si riferisce al riso delle risaie, la maglia tessuta in tal modo richiama infatti l’apparenza dei mucchi di cereali; ma, per chi non lo sa o non si attiene ai dettagli, potrebbe essere inteso come punto del sorriso. Forse che a Maruzza e Ciccio era per destino negata l’allegria? La mancanza di sorriso possiamo compensarla con la mancanza di indicazione sul colore degli occhi, che sarebbe limitativa se ci fosse stata fornita. Ci è concesso di immaginarlo! Scintillante come quando si è gioiosi. E anche qui ognuno sceglierà per sé: verde mare, smeraldo, castano chiaro o scuro, blu, forse nero.

L’elogio dell’essere femminile è il senso di Maruzza. L’apologia della donna è l’anima di tutto quello che Muscarella ha scritto e si accinge a scrivere. Quantomai importante in un’epoca dell’Occidente che fa assistere al divulgarsi di “sessismo”, “femminicidio” e altre ripugnanti nefandezze. Alle intollerabili qualità e quantità di violenza riservate alle  donne, la risposta è in quest’opera. Essa contiene l’unica cosa giusta che ci sia dato di fare verso l’altro “mezzocielo”: ammirarle e inchinarsi con rispetto. La rivelazione.

Francesco Tornatore

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